Anno LXIII (2023) – Saverio Lamacchia, “Rossini e i cantanti: cosa ci dice Matilde di Shabran”

Il saggio di Saverio Lamacchia, Rossini e i cantanti: cosa ci dice Matilde di Shabran, analizza il rapporto tra Rossini e i cantanti che interpretarono la sua opera Matilde di Shabran. Attraverso un confronto tra le diverse versioni dell’opera (Roma, Napoli, Vienna), l’autore esplora il rapporto tra scrittura vocale e interpreti, evidenziando come Rossini abbia spinto i limiti tecnici e drammaturgici dei cantanti dell’epoca. Un contributo essenziale per comprendere l’evoluzione del belcanto e l’impatto della vocalità rossiniana.

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Nel saggio Rossini e i cantanti: cosa ci dice Matilde di Shabran, Saverio Lamacchia esplora il rapporto tra Gioachino Rossini e i cantanti che interpretarono le diverse versioni dell’opera Matilde di Shabran. L’autore problematizza il tradizionale concetto di scrittura vocale “sartoriale”, dimostrando come Rossini, invece di adattare la partitura alle capacità individuali dei cantanti, abbia spesso spinto i limiti della vocalità oltre le convenzioni del tempo.

Attraverso un confronto tra le diverse versioni dell’opera – la prima rappresentazione a Roma (1821), l’allestimento napoletano (Bellezza e Cuor di ferro, 1821) e la successiva ripresa a Vienna (1822) – Lamacchia evidenzia le differenze nel cast e nelle esigenze vocali richieste da Rossini. Un focus particolare è dedicato al ruolo di Corradino, scritto per il tenore Giuseppe Fusconi a Roma e successivamente ripensato per Giovanni David a Napoli e Vienna. L’autore analizza la complessità della scrittura rossiniana, mettendo in luce il contrasto tra la qualità vocale degli interpreti e la difficoltà delle parti assegnate.

Il saggio offre anche un confronto tra Matilde di Shabran e La festa della riconoscenza di Filippo Grazioli, andata in scena a Roma poco prima della prima dell’opera di Rossini con lo stesso cast. Questo parallelo dimostra come le richieste tecniche di Rossini fossero notevolmente superiori rispetto a quelle di altri compositori contemporanei, confermando il suo ruolo rivoluzionario nella scrittura vocale.

Caratteristiche del capitolo:

  • Analisi del rapporto tra Rossini e i suoi cantanti
  • Confronto tra le diverse versioni di Matilde di Shabran
  • Studio delle scelte vocali e della scrittura rossiniana
  • Approfondimento sulla vocalità estrema richiesta da Rossini

Un saggio imprescindibile per studiosi di Rossini, musicologi e appassionati del belcanto, che desiderano comprendere come il compositore abbia ridefinito il ruolo del cantante nel teatro musicale dell’Ottocento.